Prysmian Group ha
costantemente ampliato la
sua gamma di prodotti e
servizi offerti nel campo delle
energie rinnovabili e degli
interconnettori di elettricità.
Oggi produce in house
apparecchiature per la protezione
dei cavi mentre dispone di due
navi da istallazione - la Giulio
Verne e la Cable Enterprise - che
operano direttamente.
La Giulio Verne, la nave posa cavi con la capacità più grande del mondo, appartiene al Gruppo sin dal 1986. Da allora ha realizzato installazioni che sono rimaste vere e proprie pietre miliari nelle interconnessioni via cavo in tutto il mondo, tra cui il Basslink in Australia, il SAPEI (dalla Sardegna all’Italia continentale) nel Mediterraneo, il progetto Trans Bay Cable in California, e il progetto Hudson River Transmission a Manhattan. A maggio 2015 il Gruppo ha annunciato il varo ufficiale della nave ‘Cable Enterprise”, dopo un sostanziale intervento di rinnovamento da chiatta posacavi ancorata e assicurata alle sponde a moderna posacavi DP2, capace di operare sul sito in modo totalmente autonomo senza bisogno di sistemi di ancoraggio a terra, in quanto utilizza un proprio potente sistema di propulsione. Ma soprattutto la nave mantiene la possibilità di alaggio e inoltre di manovrare in acque estremamente basse. Oggi la Cable Enterprise è tra le più potenti piattaforme per la posa di cavi sottomarini presenti sul mercato, ed anche tra i natanti più ambientalisti a livello globale nella sua categoria, riuscendo a raggiungere un abbattimento delle emissioni di NOx pari a quasi l’80%.
Nel 2015 gli investimenti in impianti eolici offshore sono raddoppiati arrivando a un totale di €13,3 Miliardi e consentendo la connessione di circa 754 nuovi generatori in 15 diversi progetti per un totale di 3.000 MW. Tutto lo sforzo si è concentrato in tre soli paesi: Germania, con 2.300 MW, seguita dal Regno Unito con 550 MW e dalla Norvegia con altri 180 MW. Altri sei progetti sono in fase di realizzazione e andranno ad aggiungere ulteriori 1.900 MW di eolico sempre negli stessi tre paesi. Secondo i dati di Ernst & Young, l’eolico offshore consentirà all’Europa di risparmiare circa €18 miliardi in importazione di greggio e gas entro il 2030.
Su 28 paesi dell’Unione Europea ben dodici non rispettano il target minimo di interconnessione con le reti elettriche dei paesi vicini, che rappresenta almeno il 10% della capacità interna di generazione elettrica fissato per il 2020. Questi paesi inoltre sono ancora sotto la soglia dell’8%, con ben sette colli di bottiglia ancora esistenti, perfino sulla catena delle Alpi, e con Spagna e Portogallo quasi del tutto tagliati fuori dal mercato elettrico europeo. Ciononostante Bruxelles sta esercitando una forte pressione per superare questa situazione e ha fissato al 15% il nuovo target da raggiungere entro il 2030, il che dovrebbe accelerare l’intero processo.
Il segmento dei cavi e sistemi sottomarini costituisce un fortissimo presidio detenuto da parte di Prysmian Group, che vanta una quota di circa il 50% di questo mercato. Un mercato estremamente concentrato in Europa, che costituisce oltre il 90% della dimensione globale. Ma si potrebbe comunque far leva su un indiscutibile fortissimo vantaggio competitivo anche in altre parti del mondo? Fabio Romeo, capo di Corporate Strategy and Development di Prysmian Group, avverte che l’Europa costituisce un caso estremamente particolare, sia per la volontà politica di spingere questo tipo di progetti, come gli impianti eolici offshore, sia per la sua conformazione geografica che favorisce la costruzione di lunghi collegamenti sottomarini, necessari per trasportare l’energia dai siti di generazione alle aree di consumo. Ma, fa notare Romeo, altre regioni del mondo potrebbero comunque prestarsi a sviluppi simili, che richiedano cioè connessioni sottomarine tra il luogo di produzione e quelli in cui l’energia viene consumata, come ad esempio la costa cinese che affaccia sul Pacifico.